
Day 1 – 8.9.2023 – New York
Ci siamo, finalmente dopo aver visto partire tutti e aver aiutato tanti ad organizzare l’itinerario del proprio viaggio negli States, è arrivato il mio turno di partire 🙂 È la prima volta in assoluto che io e Ale facciamo le ferie in settembre, soprattutto un on the road del genere: mi fa strano, parecchio, e questo ha comportato un’organizzazione ancora più certosina del lavoro prima di partire.
Usciamo di casa alle 7 – santi Laura e Roby che si sono offerti di accompagnarci in aeroporto a Venezia – con il dubbio di riuscire effettivamente a partire: ovviamente OGGI doveva esserci uno sciopero nazionale del personale di terra, e infatti arrivati al Marco Polo sul tabellone delle partenze i voli cancellati sono tantissimi… ma per fortuna il nostro volo Iberia per Madrid è salvo 🙂
Volo quasi in orario a mezzogiorno, posti abbastanza comodi, arrivo a Madrid in orario e in tempo per fare anche un pre-pranzo con dei nuggets e mozzarelline fritte da Burger King prima di imbarcarci per il volo lungo. Anche questo Iberia, posti abbastanza comodi e spaziosi anche in economy. La tipa davanti a me si comporta abbastanza bene (niente sedile abbassato del tutto mentre mangiavo) e anche il tipo dietro non tira praticamente calci. La neonata della prima fila piange una sola volta in 7 ore, quindi direi che ci va benissimo 🙂
Ci servono 3 pasti: il pranzo (scelta tra chicken e pasta, noi ovviamente scegliamo il pollo, devo dire buono, accompagnato da una specie di purè-tortilla e piselli, insalata russa e mousse al cioccolato), una merenda (Magnum Algida) e uno spuntino prima dell’atterraggio (panino tacchino e formaggio e mini Kit Kat).
Atterriamo in anticipo di 40 minuti ma perdiamo tutto il vantaggio attendendo in pista che si liberi lo slot al terminal. Le valigie arrivano con noi (ma io lo sapevo già, grazie ai mitici Airtag), anche stavolta sbrighiamo la pratica Immigration in pochi minuti (poliziotto simpaticissimo che ci parla anche in italiano) e via con l’Airtrain più metro al nostro hotel per queste due notti, l’Hyatt Place New York / Chelsea. Preso per la vista dalla camera, non ci delude 🙂

Appoggiate le valigie, usciamo di nuovo un attimo per andare a prendere una fetta di pizza al taglio da 2 Bros Pizza (slice a1,50$, non male) e ora dopo 20 ore svegli e una doccia rigenerante, eccomi sul letto a scrivere il diario, con l’Empire State Building illuminato davanti a me 🙂
Per domani prevedono pioggia, non so esattamente cosa faremo, ma non abbiamo programmato granchè. Domani si vive NewYork senza programmi 🙂
Day 2 – 9.9.2023 – New York
Primo giorno pieno a New York per noi (ma è la nostra quinta volta in città), e anche se è una città che amo alla follia, sempre diversa, sempre viva, sempre nuova, devo dire cavoli, se puzza! Molti si lamentano dell’odore di cannabis che aleggia in molte zone dopo la liberalizzazione di qualche mese fa, ma è molto meglio del perenne mix di pipì-pupù-immondizia-kebab-curry-chipiùnehapiùnemetta :-)))
Finita questa parentesi, partiamo con il resoconto della prima giornata piena di questo viaggio… giornata che inizia molto, molto presto, visto che grazie al fuso come al solito alle 4:50 sono già con gli occhi spalancati 🙂 Gli occhi perlomeno sono spalancati su uno spettacolo meraviglioso: vista la vista (perdonate il gioco di parole) dalla camera, abbiamo lasciato ovviamente le tende aperte e l’Empire State Building, avvolto dalla foschia, fa bella mostra di sè. Sfatiamo subito il mito che i grattacieli di New York sono sempre tutti illuminati: alle 5 di mattina vi garantisco che sono quasi tutti al buio, probabilmente per una questione di risparmio energetico (e meno male).

Anche Ale si sveglia prestissimo, ma dobbiamo aspettare le 7 per fare colazione che, all’Hyatt Place New York / Chelsea, è compresa e si fa a buffet al piano 1 e 2 dell’hotel. Buona scelta dolce e salata, ma sala delle colazioni già pienissima, e solita gente che approfitta del buffet per preparare pranzo, merenda, cena, seconda merenda per tutta la famiglia. Una cosa che io ODIO: ok che è tutto pagato, ok che è una cosa tollerata, però portarsi via DIECI BANANE mi sembra un tantino eccessivo.
Io inauguro le colazioni americane con bagel con Philadelphia, pane e burro d’arachidi e succo d’arancia, e alle 8:30 siamo già in marcia, oggi non prenderemo mai la metro ma ci muoveremo sempre a piedi (vantaggio di avere l’hotel centrale a Chelsea). New York sonnecchia ancora, i negozi sono chiusi, la città è tutta dei turisti mattinieri come noi, delle ragazze che vanno a fare yoga e dei cagnolini a spasso (Kim ci manca moltissimo!!!). Passiamo per Madison Square Park dove troviamo, oltre alla valanga di scoiattolini carini ma molto probabilmente assassini, anche un meraviglioso Dog Park diviso in zona per cani piccoli e zona per cani medi e grandi, dove un sacco di cagnolini corrono, giocano e saltano in totale sicurezza, mentre i loro padroni chiacchierano e sorseggiano caffè. Sembra di essere in un film!

Camminando camminando, vedo finalmente il Greenmarket di Union Square (un mercato di frutta, verdura, fiori, miele, tutto dei produttori dello stato di New York e del New England che si tiene il lunedì, mercoledì, venerdì e sabato dalle 8 alle 18), attraversiamo il Village, passiamo davanti al negozio di scarpe di Sarah Jessica Parker (ma lei non c’è) mentre a fianco c’è l’inaugurazione di un nuovo negozio e la fila per entrare è chilometrica! Il Village è sempre bellissimo, una New York a parte, piena di localini e negozietti particolari. Arriviamo da Levain Bakery, la nostra prima meta (eravamo in astinenza da cookies!!!), e ci riposiamo un po’ perchè siamo già stanchissimi, non tanto per la camminata quanto per il caldo e l’umidità altissima che c’è: non piove come doveva, ma c’è un caldo che ti si appiccica addosso già alle 9 di mattina.



Finito di gustare i nostri cookies e dopo aver bevuto qualche litro d’acqua, ci spostiamo verso la prima vera meta della giornata, un museo che ci mancava dalle visite precedenti: il Whitney Museum of American Art, museo di arte contemporanea americana, dal 2015 in un edificio particolare e “sbilenco” sull’Hudson progettato da Renzo Piano. Il museo vanta, oltre a opere di Andy Warhol e Edward Hopper, anche una bellissima terrazza all’ultimo piano da cui si può ammirare Little Island, la High Line, Chelsea e il Village e il Financial District con la Freedom Tower.








Ci gustiamo le opere e la vista (due piani sono chiusi perchè stanno allestendo delle esposizioni temporanee) per un’oretta e mezza e ci spostiamo poi a Little Island, l’isola artificiale dalla struttura particolare inaugurata nel 2021. Nonostante il caldo, percorriamo su e giù tutti i sentieri di questo che è un vero parco, con piante, installazioni artistiche e anche un anfiteatro per gli spettacoli. Sempre più distrutti dal caldo ci spostiamo a cercare un po’ di refrigerio al nuovo Market 57, una specie di food hall come il Chelsea Market ma con meno scelta e un rooftop garden sul tetto. Ci rinfreschiamo ma non troviamo niente che ci ispiri (non ci buttiamo su pesce e lobster roll perchè contiamo di mangiarne parecchi, nei prossimi giorni in New England), ci spostiamo al Chelsea Market che però è affollatissimo, quindi alla fine per la disperazione ci infiliamo nel primo locale che troviamo, Sweetgreen, e che invece si rivela una sorpresona! Si tratta di un “fast food” naturale, in cui comporre la propria bowl con base verde (insalatina): riusciamo a fare un pranzo sano e poco calorico pur essendo in America :-))) La nostra bowl – una di quelle proposte dal menù – comprende insalatina, riso, mele, pollo grigliato, mandorle, formaggio caprino e salsa vinaigrette. Ottima! L’unico appunto da fare al locale è la temperatura polare all’interno, ma quello è un vizio, negli States 🙂









Finiamo di mangiare che sono quasi le due… siamo svegli da un sacco di ore, dopo aver dormito pochissimo e camminato tantissimo, io mi porto dietro dal volo di ieri un fastidioso mal di testa, così vista la vicinanza decidiamo di passare un attimo in hotel… attimo che si traduce in due ore e passa di pennichella come i nonni, ma sempre con vista Empire :-)))) Dormicchiare un po’ ci serve (e a me serve anche un Moment), ci riprendiamo e usciamo nonostante una fastidiosa pioggerellina (dalla camera prima di uscire vedo un fulmine colpire l’antenna dell’Empire State Building che fa da parafulmine, peccato non aver avuto la macchina fotografica in quel momento!) verso Times Square, sempre a piedi. Sosta da CVS per cercare (senza successo) qualche rimedio per la raucedine che Ale si porta dietro da qualche giorno e che l’aria condizionata folle ha peggiorato, e da Fairway Market of Chelsea (supermercato) dove compriamo una bottiglia (anzi un cartone) di acqua e resistiamo alla tentazione di comprare altre 100mila schifezze (lo faremo sicuramente domani nella prima vera sosta supermercato dell’on the road!).


Mentre ci avviciniamo a Times Square il traffico, i turisti, la gente strana e la puzza aumentano, è decisamente la zona che meno preferisco di New York e ahimè non fa che peggiorare. D’estate la puzza è insopportabile. Decidiamo perciò di deviare verso il Theatre District, ormai è ora di cena e decidiamo di andare a provare 5 Napkin Burgers che non avevamo ancora mai provato: un quarto d’ora di attesa per il tavolo, un ottimo cheeseburger per me e un bacon cheeseburger per Ale, con patate fritte e un milkshake al cioccolato in due, e usciamo sazi e soddisfatti. Ottimo servizio, ottimi panini, ottimo milkshake. Torniamo all’hotel sempre a piedi. La prima giornata piena del viaggio, la prima di questa volta a New York, ci ha regalato un bel tempo insperato (nonostante l’umidità alle stelle), molte attrazioni che ci mancavano e un primo ottimo cheeseburger… direi che cominciamo bene 🙂

Day 3 – 10.9.2023 – Si parte per l’on the road in New England
Stanotte il fuso orario mi da un po’ di tregua, mi sveglio solo quelle dodici volte a partire dalle 2 ma riesco sempre ad addormentarmi (in una di queste sveglie mi accorgo addirittura che l’Empire State Building, fuori dalla finestra, si è illuminato di azzurro, e ho la prontezza di prendere il cellulare per scattare una foto senza neanche alzare la testa dal cuscino) per svegliarmi poi alle 6:30. Colazione alle 7, appena aperta la sala colazioni c’è già la fila, ma il buffet è più scarno di ieri. Una nota per l’Hyatt Place New York / Chelsea: lavate meglio tazze e piatti, sono per il 90% sporchi e le ciotole sono tutte strapiene di acqua della lavastoviglie! Dopo una scarsissima colazione (mangio solo 2 pancakes con il miele), sistemiamo le valigie, salutiamo la meravigliosa vista dalla nostra camera 2701 e facciamo checkout. Valigie e zaini dietro, prendiamo la metro per Downtown (la maggior parte delle stazioni della metro non è accessibile ai disabili, e questo significa quindi che non c’è ascensore nè scale mobili e che bisogna trascinarsi le valigie su e giù per le scale) per andare a ritirare la macchina alla Sixt di Battery Park (auto prenotata mesi fa tramite Rentalcars). Arriviamo in anticipo, sbrighiamo le pratiche molto velocemente, aggiungendo solo la road safe (assistenza stradale) come sempre, e abbiamo anche un upgrade visto che è la prima volta con Sixt (invece del Toyota RAV4 ci danno un’enorme GMC Acadia – d’altronde, andiamo al parco di Acadia, mi sembra giusto :-)))). Aspettiamo però che la macchina sia pronta per quasi un’ora, e ovviamente quando usciamo dal rental car (con Ale già un po’ agitato all’idea di uscire con la macchina da Manhattan)… diluvio universale! Ci facciamo i primi dieci minuti, costeggiando l’East River fino al Bronx, con un muro d’acqua. Poi per fortuna la situazione migliora, e lungo l’interstate ci muoviamo verso nord, primo obiettivo: New Haven, per vedere l’Università di Yale! [ continua nelle altre giornate di diario in New England ]


Day 15 – 22.09.2023 – Da Stockbridge a New York
[ continua dalle altre giornate di diario in New England ]
Il nostro on the road è giunto al termine, ma il nostro viaggio continua! Oggi infatti siamo di nuovo a New York, per gli ultimi 3 giorni sempreingiro 🙂
Riusciamo a staccarci della Basketball Hall of Fame di Springfield dopo un paio d’ore (saremmo restati volentieri tutto il giorno a guardare ogni singolo video e oggetto), la strada per New York è ancora lunga e, soprattutto, sarà trafficata (è venerdì ed è l’ora di punta). Pausa pranzo al volo da Friendly’s (una catena che non avevamo ancora provato in questo viaggio) e in 3 ore e mezza, con un traffico abbastanza tosto sull’autostrada e una deviazione allucinante nel Bronx per fare benzina, arriviamo a Battery Park, pronti a riconsegnare la macchina alla Sixt e a raggiungere, a piedi, il non lontano Hotel Washington by LuxUrban che ci ospiterà per queste ultime tre notti. In hotel ci aspettano anche Patty e Walter, una coppia di amici triestini con cui condivideremo questa ultima parte di viaggio, anche loro alla quinta volta a New York.








Ci cambiamo al volo, andiamo a mangiare un boccone da Burger Village e a salutare Ricky Russo, il nostro amico guida turistica e deejay che vive a New York (e con cui faremo domenica un tour guidato, che non mi stancherò mai di consigliare a tutti) che il venerdì sera fa i suoi dj set al Cut, il fighissimo ristorante e cocktail bar del Four Seasons, gestito tra l’altro da Massimiliano, altro triestino doc. Riunione di triestini al Four Seasons, stasera!




Il meteo per questi ultimi giorni non sarà clemente con noi, ma, alla quinta visita a New York, possiamo anche permetterci di sfruttare la pioggia per vedere qualche museo che ci manca o rivedere quelli che non vediamo da un po’ 🙂
Day 16/17/18 – 23/24/25.09.2023 – New York
Come da previsioni, il maltempo non ci dà tregua a New York 🙁 Pioggia e nuvole ci rovinano un po’ il panorama dalla nostra camera nel secondo hotel newyorkese di questo viaggio, il The Washington by LUXurban:

Cominciamo la giornata di sabato con una colazione dal sapore italiano in una pasticceria/bakery sotto l’hotel, Siena Bakehouse, dove dopo due settimane mangiamo brioches vere (e ottime) e yogurt greco con miele e muesli. Facciamo colazione con calma, e vista la pioggia decidiamo di dedicare questa giornata ai musei, cominciando dal National Museum of American Indian, davanti Bowling Green, un museo gratuito gestito dallo Smithsonian Institute che ripercorre la storia dei nativi americani, esponendo anche abiti e manufatti di tutte le tribù native… ma il museo apre alle 10, così inganniamo la mezz’ora che ci manca facendo qualche foto al Charging Bull di Wall Street, ed esplorando minuziosamente il meraviglioso Whole Foods Market della zona, dove troviamo anche delle bellissime shopper.








Alle 10 e 10 entriamo nel museo, davvero meraviglioso già nel palazzo, che era sede storica dello U.S. Custom, e lo visitiamo con calma per la successiva ora e mezza: davvero interessante la parte relativa ai nativi dello stato di New York, molto interattiva e multisensoriale (pazzesco pensare che si tratti di un museo gratuito), e incredibile la parte con tutti i vestiti, manufatti e opere dei nativi americani di entrambe le Americhe. Anche lo shop del museo, che presenta un sacco di gioielli e oggetti artigianali, è degno di nota.






Quando usciamo piove ancora, quindi la soluzione è… un altro museo! Non ci stancheremo mai di fare scorpacciate culturali a New York, ci sono sempre musei nuovi da vedere o nuove collezioni da scoprire. Oggi andiamo al Museo di Storia Naturale, che avevamo già visto nel 2010 ma che in maggio di quest’anno ha inaugurato un’intera nuova ala, il Gilder Center, dall’architettura particolare (mi ricorda – ma in bianco! – alcuni parchi dell’Ovest) con una serra delle farfalle e un cinema wide screen. Avendo già visitato tutti e quattro il museo (che – essendo un sabato pomeriggio di pioggia – è assolutamente preso d’assalto da tutta la popolazione newyorkese sotto i 10 anni), saltiamo la pur interessantissima (e di valenza storica) sezione dei diorami, degli scheletri etc, e andiamo direttamente a fare le esperienze ad orario fisso che vengono prenotate nel momento stesso in cui si fa il biglietto (abbiamo preso il biglietto “Full” da 39$ a testa che le comprende tutte). Cominciamo con il filmato full screen “Blue Whales”, meraviglioso, soprattutto dopo l’incredibile esperienza che abbiamo fatto a Cape Cod. In 45 minuti, si scoprono un sacco di cose sulle balenottere azzurre – e su quanto siano a rischio estinzione, essendo ora solo 15000 in tutto il mondo – la caccia alle balene dei secoli scorsi le ha ridotte del 95%!






Dopo Blue Whales ci spostiamo al planetario, con un’interessante (ma un po’ noiosa e “scomoda”) presentazione del sistema solare. Le poltrone, pur essendo reclinate, non consentono di godere realmente di tutta la presentazione sullo schermo 3D, e dopo un po’ la mia cervicale comincia a lamentarsi :-)))
La serra delle farfalle è temporaneamente chiusa, così ci spostiamo nell’ultima delle esperienze che faremo, “Invisible Worlds”, un’esperienza immersiva con giochi di luce e interazioni a tema comunicazione e connessioni tra gli individui. Carina, ma mi aspettavo di più, essendo a pagamento.

È tempo di tornare in hotel a prepararci, perchè stasera si va a Broadway! Quasi ogni volta in cui siamo stati a New York siamo andati a vedere un musical: il Re Leone è stato il primo, nel 2010, in viaggio di nozze. Avevamo però fatto l’errore di prenotarlo per il giorno successivo al nostro arrivo, e il jet lag, unito alla stanchezza del matrimonio, ci aveva fatto “calare le palpebre” inesorabilmente per metà spettacolo :-))) Dopo aver visto in altre due occasioni Mary Poppins e lo spettacolo natalizio delle Rockettes al Radio City Music Hall, stavolta abbiamo deciso di rivedere il Re Leone, visto com’era andata la prima volta… ed è stata una cosa meravigliosa!!! Costumi eccezionali, attori bravissimi, orchestra super. Da spellarsi le mani alla fine!

Felici e contenti, finito lo spettacolo andiamo a mangiare da Junior’s Cheesecake, proprio di fianco al Minskoff Theatre dove si svolge il Re Leone, e ci accontentiamo di un’insalata… ma di una delle loro inimitabili cheesecake!
Domenica mattina Siena Bake House è chiuso (siamo pur sempre nel Financial District, dove nel weekend tutto si ferma) quindi ripieghiamo sul vicino Zaza Diner, dove mangiamo degli ottimi (e giganti!) pancakes Nutella e banane e un cappuccino che non ha nulla da invidiare a quelli italiani. La pioggia sembra darci un po’ di tregua, quindi possiamo goderci le 3 ore del tour guidato del Greenwich Village con Ricky Russo, guida triestina che vive a New York da 11 anni e con cui avevamo già fatto due splendidi tour a Brooklyn e Harlem in gennaio. I suoi tour sono assolutamente diversi dagli altri, sono incentrati sulla musica, il cinema, la TV, la cultura pop, e ti fanno venir voglia di leggere, guardare, ascoltare di più tutto quello che c’entra con le locations viste durante il tour. Oltre ai grandi classici (la casa di Carrie di Sex & the City e di Friends) e a qualche chicca (i luoghi della Beat Generation, ad esempio) ci fermiamo a prendere un vero espresso al Caffè Reggio, caffè italiano dove tutto si è fermato agli anni ’20, frequentato da star e spesso locations di film d’epoca. Tre ore che volano, come sempre con Ricky. Un tour che vi consiglio assolutamente (e ditegli che vi mando io per un trattamento speciale!).























Durante il tour passiamo davanti la sede storica di Joe’s Pizza (che avevamo già assaggiato con soddisfazione a Cambridge), quella in cui lavorava Peter Parker in Spiderman, perciò finito il tour ci torniamo per pranzare con una slice di cheese pizza (ottima!). Finito il tour, la pioggia che ci ha graziato fino a quel momento riprende in maniera più forte e fastidiosa (a fine giornata avremo perfino le banconote dentro il portafoglio nello zaino bagnate, nonostante gli ombrelli), perciò facciamo un pezzettino a piedi, entrando da Halloween Adventure a guardare un po’ di costumi (è il periodo giusto), da Levain Bakery per fare scorta di cookies e da Strand dove spendo oltre 100$ tra libri usati e shopper (resterei giorni interi là dentro), e arrivati a Union Square approfittiamo dei tavolini al primo piano di Whole Foods Market per fare una pausa dalla pioggia. Restiamo seduti un’oretta, per riprenderci dalla stanchezza e dalla sensazione di bagnato che ci pervade ovunque, facciamo merenda con i cupcakes di Magnolia Bakery comprati nel Village durante il tour con Ricky e ci spostiamo verso Times Square, perchè anche se è presto (non sono neanche le 18:30) stasera ci aspetta la cena da Ellen’s Stardust Diner (già provato due volte in gennaio), il diner dove i camerieri sono aspiranti attori di Broadway e deliziano i clienti con le loro canzoni. Pensavamo di fare un sacco di fila, e invece in dieci minuti siamo dentro, anche se in un tavolo nell’angolo vicino la finestra davvero sfigato da cui vediamo molto poco (ma sentiamo tutto!). Ceniamo con un incredibile Mac&Cheeseburger, prendiamo anche un milkshake per prolungare la nostra permanenza al diner e sentire quante più canzoni possibile 🙂 Alla fine siamo soddisfatti, divertiti, un po’ su di giri (sarà l’odore di marijuana ormai onnipresente a New York) ma bagnatissimi dalla pioggia, e quando torniamo in hotel, per l’ultima notte a New York, dobbiamo appena sistemare le valigie (e per noi significa trovare posto – nel borsone aggiuntivo che abbiamo comprato – ai mille acquisti fatti durante questo on the road!).












Lunedì ci svegliamo ovviamente tristi, raffreddati, depressi, e ci deprimiamo ancora di più quando guardiamo fuori dalla finestra – e meno male che il panorama dall’hotel The Washington è sulla Freedom Tower – e vediamo che PIOVE ANCORA, per il terzo giorno di fila!
Scendiamo a fare colazione da Siena Bake House (oggi aperto) dove prendo yogurt, miele e granola e una cheesecake alla Nutella da dividere, risaliamo a chiudere definitivamente le mille valigie (con dentro ancora roba e zaini bagnati!) e a fare check out, e decidiamo di partire dalla Federal Hall, che nel weekend era chiusa, dove trovo come in gennaio un’esposizione sui Parchi Nazionali (il sito è gestito dal National Park Service e quindi posso fare un altro timbro sul mio passaporto dei parchi che – orrore – ieri si è un po’ rovinato con la pioggia) oltre ad un’interessantissima mostra fotografica “Sulle tracce di John Muir” (uno dei primi esploratori e valorizzatori dei parchi nazionali) con tante foto anche di Yosemite <3







L’idea era anche di fare un salto al riaperto Century 21, là vicino, ma oggi è lo YOM KIPPUR e tutte le attività gestite da ebrei sono chiuse. Che culo! Entriamo allora nell’Oculus, dove non c’è nessun negozio che ci ispira per gli ultimi acquisti, e dove troviamo un piccolo genio cinese, al pianoforte libero del centro commerciale, che delizia tutti con le ultime hit, da Ed Sheeran a James Blunt, in maniera superba. Tutto molto bello ma anche molto costruito (viene imbeccato continuamente dai genitori, e si esibisce ogni giorno nel centro commerciale – una ragazza mi ha scritto che era là anche in agosto, ogni giorno).


Prendiamo la metro (piove ancora) e ci spostiamo in un museo molto particolare che ci tenevo a visitare da un sacco di tempo: il Tenement Museum, nel Lower East Side, zona tradizionalmente legata all’immigrazione di ‘800/’900. La visita consiste nell’esplorazione guidata di un appartamento dell’epoca (ci sono 6 o 7 possibilità): la nostra visita, “Tenement Women in 1902”, ci permette di visitare un tenement (condominio) originale del 1863, con mobilio e oggetti originali del 1902, e di scoprire la vita della famiglia ebraica che ci viveva. Un’esperienza davvero emozionante, che per chi come me ha letto “Brooklyn” di Colm Toibin (vi consiglio anche il film) e “New York” di Edward Rutherford, è immancabile.




Usciamo dal museo – che ha anche un meraviglioso gift shop con centinaia di libri a tema, ma io non ho più spazio in valigia, mannaggia – e decidiamo di fare l’ultimo pranzo di questa vacanza in un vicino Whole Foods Market, dove prendiamo a peso polpette, purè e qualche altro contorno, e ci fermiamo un’oretta a mangiare al piano di sopra, guardando la vita di Houston Street che passa sotto di noi. A quel punto (non prima di aver trovato un altro interessantissimo concept store sulla via in cui compro la shopper definitiva di questo viaggio, la più bella di tutte) non c’è che un posto dove possiamo andare per salutare per la quinta volta questa città meravigliosa, certi che ci sarà una sesta volta: DUMBO, nella spiaggetta davanti al Brooklyn Bridge, da dove tante volte abbiamo visto, al tramonto, lo skyline di Manhattan illuminarsi davanti a noi. Anche con la pioggia, il panorama è incantevole e commovente 🙁














Prendiamo un caffè (abbastanza schifoso) al Time Out Market, e poi ci impelaghiamo nell’attraversamento del Ponte di Brooklyn con la pioggia e il vento (ma perchèèèèè): arriviamo in fondo ovviamente bagnatissimi, ma abbiamo previsto un cambio in hotel prima di prendere l’aereo stanotte. Ritiriamo le valigie che avevamo lasciato in hotel (2$ a valigia), prendiamo metro + Airtrain (con il brivido di perdere l’aereo, ci fermiamo venti minuti in una stazione perchè ci sono dei ritardi sulla linea e 5 minuti nel mezzo di un tunnel) fino al JFK, e ora la vacanza è davvero finita 🙁






Per fortuna, per me e Ale questo viaggio di ritorno, dopo 20 giorni on the road e 4500km in macchina, e dopo questi ultimi 3 bagnatissimi giorni a New York, sarà molto più comodo del solito: grazie ad una combinazione voucher American Airlines da sfruttare + offerta per partire di lunedì, per la prima (e probabilmente ultima) volta nella nostra vita voleremo in business! È un’esperienza incredibile per noi abituati alla strettissima economy, soprattutto per Ale, che, essendo alto 1,90, per la prima volta riesce a dormire in aereo disteso e girato sul fianco!
Voliamo con British Airways, arriviamo a Londra alle 11 da dove ripartiamo con un’ora di ritardo alla volta di Venezia.
Questo incredibile viaggio è giunto al termine. La nostra settima volta negli Stati Uniti, il nostro quinto on the road. È stato un viaggio sudato (dovevamo farlo nell’ottobre 2020, poi nell’ottobre 2021…), organizzato nei minimi dettagli, sfruttando tutta la mia sete di conoscenza e la mia voglia di imparare. Abbiamo visto praticamente tutto quello che volevamo (e qualcosina in più), abbiamo vissuto esperienze incredibili (le balene!), siamo stati abbastanza fortunati con il meteo (a parte la coda dell’uragano e la pioggia a New York) e possiamo ritenerci davvero soddisfatti e felici. È un viaggio che ci lascia dentro tanto: tanta pace e serenità (ci sono stati molti giorni, in Maine ad esempio, in cui eravamo praticamente da soli!), tanta voglia di approfondire (la storia dei Padri Pellegrini, dei coloni, della Rivoluzione) e tanta voglia di tornare per fare quello che ci manca (il Precipice Trail ad Acadia, per esempio!). Sono felice di averlo organizzato in questa maniera – e in questo mi è venuta in aiuto l’esperienza degli on the road nell’ovest – e sono felice di averlo condiviso con voi, sperando di avervi fatto venire almeno un po’ di voglia di scoprire questa regione ancora così poco frequentata dal turismo straniero. Per questo viaggio, nei mesi scorsi, avevo preparato come per ogni viaggione il mio travelbook, la guida personalizzata per me, che ora – sistemata e rimpolpata con le mie esperienze dirette – diventerà un altro Travelbook per aiutare chi vuole cimentarsi in questo on the road nell’angolo a nord est degli Stati Uniti, perciò… stay tuned 🙂
Ogni volta che finisco di leggere i tuoi articoli mi ritorna sempre la voglia di
ripartire per gli States (ultima volta a cavallo maggio/giugno 23 Canada/USA).
Ma il prossimo anno ci ritorno (non so ancora per dove) dopo aver ordinato
la tua preziosa guida.
Che bello Giuseppe, sono felice che i miei articoli ti facciano questo effetto 🙂 Buon ritorno negli USA allora!
Ogni volta che finisco di leggere i tuoi articoli mi ritorna sempre la voglia di
ripartire per gli States (ultima volta a cavallo maggio/giugno 23 Canada/USA).
Ma il prossimo anno ci ritorno (non so ancora per dove) dopo aver ordinato
la tua preziosa guida.