
Day 5 – 12.9.2023
Comincio col rassicurare tutti: niente bed bugs stanotte! Devo dire che stamattina il motel aveva tutto un altro aspetto, ho anche visto all’opera le signore delle pulizie e devo dire che hanno fatto un bel lavoro, mi rimangio tutto quello che ho detto ieri sera – in preda alla stanchezza e al pessimismo cosmico – sul motel da incubo 🙂 Ho anche dormito più di ieri e dell’altroieri messi insieme, quindi non mi posso lamentare! La sveglia stamattina suona prestissimo (alle 6) perchè abbiamo l’escursione in traghetto a Martha’s Vineyard e vogliamo goderci la giornata il più possibile. Partiamo subito con una colazione classica americana (pancakes e french toast) al Betsy’s Diner, diner anni ’50 consigliato da tutte le guide e che ieri sera ahimè era chiuso per turno, e lasciamo il motel per parcheggiare l’auto al parking della Steamship Authority a Falmouth: in pratica al costo di 16$ per tutto il giorno si lascia la macchina nell’enorme parcheggio e una navetta porta gratuitamente al porto della vicina Woods Hole, da dove partono i traghetti per Martha’s Vineyard. Si può raggiungere Martha’s anche da Hyannis e New Bedford, ma costa di più (noi paghiamo l’andata e ritorno per l’isola 20€ a testa).


Il traghetto, dopo aver caricato un numero imprecisato di auto, biciclette e gruppi organizzati della Pro Senectute americana, parte puntuale alle 9:30 e in 40 minuti raggiunge Oak Bluffs. In alcuni orari il traghetto arriva a Vineyard Haven, e lo stesso vale per il ritorno. Sbarcati dal traghetto partiamo all’esplorazione della prima città. Qui troviamo anche la giostra a cavalli più antica d’America (1884). Oak Bluffs è famosa per le sue casette colorate “gingerbread houses”, eredità di un villaggio puritano costruito qui nel secolo scorso, una più bella, curata, colorata e instagrammabile dell’altra. Facciamo anche un giretto tra i negozietti del villaggio, in uno dei quali (il Sanctuary) la proprietaria sentendoci parlare in italiano come ci è già capitato varie volte si scioglie e comincia a raccontarci che suo nonno è italiano, il nonno di suo marito è italiano, è venuta in Italia un sacco di volte e la prima cosa che ha imparato sono le “bad words”. Insomma, sa tutte le parolacce in italiano e ci tiene a farcelo sapere 🙂 È veramente piacevole chiacchierare per qualche minuto con lei, la parola “Italia” è spesso una parola magica negli Stati Uniti e apre la strada a racconti, aneddoti, ricordi sempre belli da ascoltare.










Dopo la chiacchierata e la visita di Oak Bluffs, prendiamo l’autobus giallo n.13 (ogni autobus collega 2 delle 5 cittadine di Martha’s Vineyard, ed è contrassegnato da un numero e da un colore) e ci spostiamo ad Edgartown: altrettanto bella di Oak Bluffs, è un po’ più fighettina e elegante, con le sue casette bianche e le sue gallerie d’arte. Siamo appena arrivati ad Edgartown che ahimè comincia a piovere, così ci infiliamo al volo nel primo ristorante – alla fine è mezzogiorno – sul porticciolo, The Seafood Shanty, dove mangiamo una clam chowder DIVINA (ne avrei mangiate 10 – per chi non lo sapesse, si tratta di una zuppa di vongole, patate e panna) e un piatto di pesce fritto misto con patatine in due (e non riusciamo comunque a finirlo). Pranzo ottimo, vista porticciolo, la pioggia passa e possiamo continuare la nostra esplorazione dell’isola! Esce addirittura un caldo sole, ci fermiamo un attimo su una terrazza panoramica sul porticciolo ad ammirare il mini traghetto (una specie di chiatta a motore che può trasportare solo 3 macchine alla volta) che fa la spola tra Edgartown e l’isoletta di Chappaquiddick.







Decidiamo di prendere un altro autobus – abbiamo fatto l’abbonamento giornaliero per 8$, la singola corsa ne costa 2) – con l’idea di raggiungere la parte ovest dell’isola, con le scogliere di Aquinnah, ma il tempo è tiranno, la combinazione di corse con i vari autobus ci avrebbe portato via troppo tempo e non vogliamo tornare sulla terraferma troppo tardi, stasera dobbiamo essere a Provincetown, sul punto più a nord della penisola di Cape Cod. Decidiamo così di spostarci a Vineyard Haven – che ci piace molto meno di Edgartown e Oak Bluffs – e di prendere il traghetto di ritorno delle 15:45. Ritroviamo tutti gli allegri gruppi di anziani dell’andata – evidentemente anche per loro è stata una gita in giornata – rientriamo a Woods Hole, navetta per il parcheggio e via, verso nord.


Decidiamo di fare la strada costiera, anche se sappiamo che ci porterà via più tempo, per fare almeno una tappa a Chatham, dove davanti al mercato del pesce (il Chatham Pier Fish Market, dove è possibile anche mangiare pesce in uno shack aperto ogni giorno fino alle 19) stazionano e fanno capriole numerose foche. Il tramonto ci regala una luce bellissima sul porticciolo, rimaniamo qualche minuto in contemplazione, e proseguiamo per Provincetown, che dista ancora un’ora e mezza. La strada sembra non finire mai, arriviamo a Ptown che è già buio; il nostro motel – Cape Colony Inn, ottimo – si trova all’ingresso della cittadina. Facciamo check in, riprendiamo la macchina e troviamo in qualche modo un parcheggio in centro, nei pressi della via principale – Commercial Street – della cittadina che ricorda moltissimo Key West, per la sua conformazione, il suo carattere allegro, la sua forte comunità LGBTQ+ e i numerosi negozietti e localini lungo la strada. Stasera ci accontentiamo di un trancio di pizza (con olio piccante a tradimento!) e di un gelato, e via a nanna!




