
Lunedì 7 agosto – Bodie
Dopo aver percorso la meravigliosa Tioga Road, con mille soste fotografiche a Olmstead Point, Tenaya Lake, Tuolumne Meadows, arriviamo a Lee Vining: il panorama si fa più piatto, e nell’ultimo tratto di Tioga Road ecco spuntare davanti a noi il Mono Lake in tutta la sua ampiezza. Il lago è famoso per le formazioni di tufo emerse soprattutto sulla sponda sud quando è stato aperto il vasto acquedotto della City of Los Angeles. Dal 1941 agli anni Novanta il livello delle acque del lago è sceso di ben 12 metri, ma ora, fortunatamente, ha ripreso a salire.

Giunti alla fine della Tioga Road, in prossimità del lago, giriamo a sinistra verso il centro del paese; prima dell’incrocio tra la 120 (Tioga) e la 395, sulla destra c’è una deviazione per un Vista Point che permette di ammirare il lago e tutta la zona da una posizione privilegiata.
Prima di fare check in all’hotel scelto per questa notte, decidiamo di proseguire verso la nostra meta della giornata – la città fantasma di Bodie – che chiude al pubblico alle 18.
La città nasce come piccolo centro minerario e prende il nome da William Bodey, primo cercatore d’oro della regione. Nel 1876 viene scoperto nella zona un nuovo giacimento e la cittadina si sviluppa rapidamente fino a raggiungere i 7000 abitanti nel 1880, con ben 65 saloon attivi.
Il declino della cittadina comincia nel 1912, e l’ultima miniera viene chiusa nel 1942. Descritta per la prima volta come città fantasma nel 1915, è una destinazione di indubbio fascino da inserire assolutamente in un tour dei parchi dell’ovest.
Per raggiungerla, dobbiamo percorrere una strada in parte sterrata di qualche chilometro: arrivati e pagata la fee di ingresso (8$), la città ci accoglie con tutta la sua atmosfera d’altri tempi, aumentata dal fatto che manca poco alla chiusura, il sole si sta abbassando, ed è tutto ancora più surreale e spettrale.
Dopo la visita della ghost town, torniamo sui nostri passi in direzione Bridgeport, dove pernotteremo al Virginia Creek Settlement, hotel, ristorante, cabins. La nostra è una delle camere storiche caratterizzate dall’arredamento in legno e soprattutto dal letto altissimo. Menzione speciale per i pancakes di dimensioni eccezionali serviti la mattina per colazione.





Facciamo check in, per cena scegliamo i cheeseburger al Whoa Nellie Deli consigliato un po’ ovunque e torniamo subito in camera: la preoccupazione di ora è Ale, che, per non smentire la “migliore” delle nostre tradizioni nei viaggi in America, ha un fastidioso mal di denti che sta peggiorando, ha già preso 2 OKI ma sembrano non fare tantissimo effetto… spero che si decida a chiamare il dentista, per fortuna ho dietro gli antibiotici che aveva dato a me in via precauzionale!
Martedì 8 agosto – Mono Lake, Mammoth Lakes e Manzanar
Ci svegliamo al Virginia Creek Settlement dopo una notte da incubo per il dente di Ale: ad un’ora umana anche per il fuso orario chiama il dentista che come da previsioni gli dice di prendere l’antinfiammatorio e l’antibiotico che aveva dato a me per precauzione. Ha vinto 4 giorni di antibiotico quindi, e ovviamente saranno i giorni più caldi della vacanza vista la meta (Death Valley!).
Facciamo colazione in hotel con i mega pancakes buonissimi (l’hotel era stato segnalato per le ottime colazioni), e via verso la Death Valley, ultima meta in California per questa prima parte di vacanza. Abbiamo in previsione diverse soste, la prima delle quali è Mono Lake, che vogliamo vedere meglio dopo averlo solo intravisto ieri dalla strada.





Non scendiamo verso il lago e scegliamo di vedere le formazioni di tufo solo da lontano, la strada verso la Death Valley è ancora lunga e abbiamo ancora molte soste da fare! Qui trovate la brochure ufficiale della Mono Lake State Reserve:
Dopo Mono Lake, infatti, ci aspetta Mammoth Lakes: il paesaggio cambia ancora, e ci accoglie una tipica località di villeggiatura di montagna, dove volendo potremmo passare alcuni giorni tra escursioni, gite alle cascate, o visita del Devils Postpile National Monument. Noi abbiamo davvero poco tempo così ci limitiamo ad un giro del paese e del Lake Mary, e ad una sosta strategica in supermercato per comprare il pranzo e l’acqua.



Ultima sosta, prima di arrivare alla Death Valley, Manzanar: campo di raccolta degli americani di nazionalità giapponese durante la Seconda Guerra Mondiale, ufficialmente con lo scopo di “proteggerli”, in realtà per concentrarli in un unico posto, è un incrocio tra i campi di concentramento e i campi di raccolta dei profughi istriani. Una sosta assolutamente imperdibile, a mio parere, per approfondire una pagina poco conosciuta della storia americana (per approfondire questo il sito ufficiale).




Ci fermiamo in un’area picnic lungo la strada a mangiare le insalate comprate da Walmart e siamo pronti per una delle tappe clou di questo viaggio: la Death Valley ci aspetta!