
Day 14 – Ben & Jerry’s, Sugarbush Farm, Woodstock, Historic Deerfield, Stockbridge
Scrivere questo diario seduta su uno dei divani della hall del Red Lion Inn di Stockbridge, con la musica classica in sottofondo, non ha prezzo! È un sogno che si realizza per me 🙂 Stanotte, ultima notte dell’on the road, dormiamo in questa locanda storica (ha 250 anni) nel cuore dei Berkshires, scoperta grazie a Simona Sacri, e non avremmo potuto concludere meglio. Domani si torna a New York, al traffico e al casino della metropoli, perciò questa serata di decompressione, per me, ha un significato particolare.
Stamattina ci svegliamo nel particolare Starlight Inn, carichiamo le valigie (operazione che sta cominciando a diventare complicata) e partiamo alla volta di… IHop, per fare colazione con i chocolate chocolate pancakes che tanto mi sono mancati! Passiamo prima velocemente, in auto, per il centro di Burlington, che alle 7 ancora dorme.

Seconda tappa dopo la colazione, la fabbrica/museo di Ben & Jerry’s! Sappiamo che apre alle 10, ma alla fine ci interessa solo una cosa, talmente assurda quanto imperdibile: il cimitero dei gusti abbandonati 🙂 Sì, perchè Ben & Jerry’s (che, per chi non lo sapesse, hanno creato l’impero del gelato negli anni ’70 dopo aver fatto un corso di corrispondenza di gelateria costato soli 5$) dietro la fabbrica hanno creato un vero e proprio cimitero con le tombe dei gusti che non hanno avuto fortuna negli anni 🙂 Una cosa troppo divertente, resa ancora più divertente dal fatto che vicino c’è un recinto con 3 mucche (vere!) che sono IDENTICHE a quelle del logo di Ben & Jerry’s. Geniali.




Dopo questa tappa fondamentale, ci avviamo verso la prima tappa vera di giornata, Woodstock, attraverso le strade statali e in particolar modo la VT110, che ci permette di attraversare qualcosa come 4 ponti coperti di diverse epoche. Ci fermiamo anche in un posto meraviglioso, il Quechee Gorge Village, un negozio di roba usata/antiques/vintage ENORME, con accanto altri negozi di gifts e anche una fattoria di teneri alpaca, dove passiamo quasi un’ora a girare affascinati tra gli scaffali. Avrei comprato qualsiasi cosa, c’erano targhe, insegne, giocattoli vintage, addirittura le spille delle presidenziali USA degli anni ’80 e ’90… alla fine ne sono uscita, indovinate un po’, con un libro 🙂 (da appassionata di Bill Bryson, dopo aver trovato a soli 6,50$ l’unico suo titolo non tradotto in italiano, non potevo lasciarlo là). Nel gift shop accanto compriamo il mondo, tra cui tutte le calamite degli stati americani in cui siamo stati finora (lascio a voi di indovinare quanto abbiamo speso solo per le calamite…)











Prima di arrivare a Woodstock, sosta – anzi deviazione, visto che si trova in mezzo al nulla – alla Sugarbush Farm, una fattoria a conduzione familiare che produce sciroppo d’acero e formaggio dagli anni ’40: si visita la sugar house, per capire come viene prodotto lo sciroppo, e poi nello shop ci si dà agli acquisti 🙂 Temevamo di trovare un posto molto turistico, essendo segnato anche sulle guide e sui volantini che si trovano negli hotel e nei visitor center, e invece abbiamo trovato un posto davvero autentico.




Compriamo ovviamente del formaggio – ahimè, AL RAFANO! – e ci fermiamo a pranzare al sacco, con pane e insalata di patate, nel giardinetto e area picnic proprio al centro di Woodstock, cittadina davvero molto carina e con un bel General Store che ovviamente visitiamo (oltre al ponte coperto – recente, a dire il vero – al centro della cittadina e alla biblioteca).







Dopo Woodstock, la prossima tappa è Historic Deerfield: torniamo in Massachusetts, quindi, per visitare quella che non è una ricostruzione di un villaggio dei coloni, ma un historic district totalmente autentico: le case della strada principale sono state preservate perfettamente dal ‘700/’800, e alcune si possono visitare anche all’interno – con ancora gli arredi d’epoca – pagando un biglietto cumulativo. Noi arriviamo alla soglia della chiusura (16:30) perciò ci limitiamo ad ammirarle dall’esterno. L’atmosfera a Deerfield è davvero molto rilassata.








Da Deerfield raggiungiamo la nostra ultima meta prima di New York, Stockbridge, attraverso la scenic byway 2, chiamata anche Mohawk Trail, una delle prime scenic byways d’America. Passiamo Shelburne Falls con il suo ponte fiorito, North Conway e, prima di raggiungere Stockbridge, troviamo anche un’enorme vendita di zucche che occupa un intero campo! Le foto, ovviamente, si sprecano 🙂



Arriviamo all’imbrunire al nostro inn di oggi, il Red Lion Inn di Stockbridge, che come detto all’inizio… è una favola! Un’atmosfera, qui, che non si può descrivere. Sembra di dormire nella storia. E alla reception hanno anche una gatta grigia che è uguale alla nostra Luna <3









Andiamo a piedi a cenare nel pub Michaels, dove mangio forse il miglior hamburger della vacanza, e torniamo in hotel.
Con quest’ultimo pernottamento, finisce il nostro on the road in New England. Domani abbiamo ancora un paio di cose da vedere lungo la strada, prima di spostarci per le ultime 3 notti a New York, dove troveremo una coppia di amici e dove abbiamo già tutti i giorni pieni di cose da fare. Questa sosta rilassata al Red Lion Inn, perciò, assume un significato ancora più forte.
Day 15 – Stockbridge, Naismith Basketball Hall of Fame, New York
Il nostro on the road è giunto al termine, ma il nostro viaggio continua! Oggi infatti siamo di nuovo a New York, per gli ultimi 3 giorni sempreingiro 🙂
Stamattina ci svegliamo con più calma del solito nella locanda storica Red Lion Inn di Stockbridge: inn meraviglioso, atmosfera fantastica ma letto pessimo, stretto, scomodo, antiquato (ma non poteva essere diversamente). Ci alziamo perciò per la prima volta in questo viaggio più stanchi e doloranti di quando siamo andati a dormire (aggiungo a questo, da parte mia, la convinzione stanotte che ad ogni scricchiolio sospetto corrispondesse sicuramente il giretto notturno di qualche fantasma) e andiamo a fare colazione (a pagamento, non economica, ma ne valeva la pena) nel ristorante dell’hotel. Io prendo french toast con salsa inglese e composta di frutti rossi e Ale eggs Benedict con english muffin e patate. Tutto buonissimo (anche il cappuccino che ci servono) e servito su piatti di porcellana, in un’atmosfera rilassata e composta, in linea con l’inn.






Dopo aver fatto colazione e check out, ci regaliamo un ultimo giretto lungo la Main Street di Stockbridge, resa famosa da un celebre dipinto dell’illustratore Norman Rockwell, che qui visse, lavorò e morì. Ci fermiamo anche nel General Store, dove compriamo ancora qualche souvenir (il borsone aggiuntivo che abbiamo comprato, e che si rivelerà meno comodo del previsto, è già strapieno), e poi ci mettiamo in auto per l’ultima tappa di questo on the road, a noi molto cara: la Naismith Basketball Hall of Fame a Springfield, Massachusetts. Qui, nel 1891, il Dr. Naismith inventò il gioco della pallacanestro, così importante nella vita mia e di Ale, perciò non possiamo perdere l’esposizione che lo celebra. In una struttura a forma di palla, la pallacanestro viene celebrata nella sua storia, nel suo significato educativo, nei suoi personaggi celebri. Ci sono una marea di memorabilia e oggetti originali, varie esperienze interattive, un bellissimo video introduttivo e un emozionante angolo dedicato alla memoria di Kobe Bryant. Al centro dei tre piani dell’esposizione, un enorme campo da basket, in cui ovviamente si può fare qualche tiro.
Riusciamo a staccarci dell’Hall of Fame dopo un paio d’ore (saremmo restati volentieri tutto il giorno a guardare ogni singolo video e oggetto), la strada per New York è ancora lunga e, soprattutto, sarà trafficata (è venerdì ed è l’ora di punta). Il racconto continua nel diario di viaggio dedicato ai giorni finali a New York.






